Ulcere da Pressione (Piaghe da decubito)
Si consiglia la supervisione medica per questo tipo di patologieFORMATI CONSIGLIATI
10 Garze medicate 10×10
Formula Gel
(confezionate singolarmente)
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COME APPLICARE IL PRODOTTO
- Detergere localmente la zona interessata o l’ulcera e tutta l’area perilesionale – con soluzione fisiologica
- Se presente, far rimuovere l’escara (necrosi secca) o la fibrina da personale esperto1
- Applicare Holoil® Olio 1-3 gocce (o 1 puff se si utilizza formulazione spray) o Holoil® Gel 1 puff su tutta l’area interessata
- Coprire (o zaffare, in caso di cavità) con garza sterile di TNT
- Cambiare la medicazione quotidianeamente (in presenza di essudato) o 3-4 volte a settimana, a seconda giudizio clinico del medico o del personale specializzato in trattamento delle ulcere cutanee
In automedicazione:
- Medicare 1 volta al giorno l’ulcera in caso di infezione
- Medicare a giorni alterni in caso di lesione non infetta
- Isolare con benda orlata (o zaffare garze) di cotone o TNT
In prevenzione:
- Applicare una piccola quantità di Holoil® Olio giornalmente in tutte le zone maggiormente a rischio di lesione
- Evitare l’applicazione di cerotti spesso causa di macerazione, eritema, bolle o ulteriori lesioni della pelle limitrofa
È consigliabile, a completa guarigione dell’ulcera, continuare ad utilizzare Holoil® Olio o Holoil® Gel per almeno 1 mese, applicandolo 1-2 volte al giorno per mantenere elastica ed idratata la pelle ed evitare infezioni da microlesione o recidiva dell’ulcera stessa.
Attenzione: in presenza di esposizione ossea o cavità con bordi sottominati Holoil® può favorire un odore molto intenso. Durante la fase di granulazione di queste lesioni le garze imbibite di secrezione possono avere un colorito giallo-verdastro, legato alla fotosensibilità dei componenti del prodotto.
APPROFONDIMENTI
Le piaghe da decubito o ulcere da pressione sono di difficile guarigione, poiché spesso interessano anche la muscolatura e le ossa.
Sono causate dall’immobilità temporanea o permanente del soggetto costretto ad una posizione obbligata, per es. in caso di fratture o patologie che obbligano all’allettamento come grave obesità o malattie neurologiche con deficit motorio.
L’iperpressione di un’area in cui si carica un peso eccessivo causa la riduzione dell’apporto sanguigno (ischemia reversibile) e, se ciò si prolunga nel tempo, determina obliterazione dei capillari e morte dei tessuti da loro nutriti (ischemia irreversibile). Questo spiega perché un lieve decubito (area arrossata o ipocromica) possa evolvere verso la cronicizzazione in ulcera senza tendenza alla guarigione spontanea, specie nei malati che non ricevono adeguata mobilizzazione passiva (cambiando sempre l’area di appoggio del malato).
Pertanto, la prevenzione in malati a rischio risulta efficace se, oltre alla mobilizzazione passiva, si ispezionano le zone di cute rese vulnerabili e più a rischio dalla postura obbligata (per es.: sacro, talloni, gomiti, ischio, scapole, colonna vertebrali, malleoli, etc.) e si procede al trattamento mediante medicamenti che permettono efficace idratazione, protezione, prevenzione delle microlesioni della pelle e presidi antidecubito per evitare l’iperpressione localizzata.
La classificazione proposta da SHEA2 è la più semplice e descrive la lesione da decubito o ulcera da pressione in quattro stadi a seconda della gravità:
- I stadio: infiammazione e distruzione – dell’epidermide con presenza di rossore, sensazione di calore, prurito.
La manifestazione da decubito o da pressione, regredisce se la pressione si riduce nell’area cutanea. - II stadio: distruzione del derma con comparsa di lesione cutanea superficiale.
La lesione può apparire come una vescica o come un’abrasione. - III stadio: distruzione del sottocute e del pannicolo adiposo con presenza di ulcere con esposizione dei tessuti sottocutanei.
La lesione si presenta come una cavità profonda. - IV stadio: necrosi dei muscoli, del periostio e eventualmente dell’osso con da presenza di necrosi con interessamento di muscoli, tendini e articolazioni, ossa.
La lesione è presente nello stadio più grave ed avanzato.
Gli stadi III e IV richiedono personale qualificato nonché medicazioni e presidi dedicati per ottimizzare tempi e risultati, che coinvolgono nel successo terapeutico anche la formazione dei familiari alle necessità del malato.